I Cinquecento Leoni di Toscana Post#07
~ ~ ~ ~ ~ ~ Introduzione In questo settimo post parleremo della varietà per eccellenza dei francobolli granducali di Toscana, forse quella più conosciuta, di sicuro quella che per prima ha ricevuto l’attenzione dei cataloghi di vendita. La varietà H49 (Mc3), ovvero la “Grande Macchia” La Grande Macchia, o Grande Ritocco come è chiamata da alcuni non addetti ai lavori, ovvero coloro che hanno un’infarinatura di Antichi Stati Italiani, ma non conoscono la storia e la tecnica dei francobolli granducali, è probabilmente la varietà più conosciuta tra le almeno 205 catalogate. Vorrei ribadire ancora una volta che per i francobolli emessi dal Granducato di Toscana non si può parlare di “ritocchi” come accade in altri ambiti degli ASI. In questo caso non risulta che fu fatto alcun “ritocco” agli stereotipi negli anni in cui furono utilizzato per la stampa dei francobolli granducali, quindi il termine è da ritenersi non corretto. Si tratta di una delle prime varietà riconosciute e descritta già da Cesco Giannetto e da lui codificata come “Difetto O”. Da sottolineare che né LG né CM descrivono in modo esauriente questa varietà nei loro manuali, in quanto alcuni particolari, quali il 74 ed il 75 di Figura 90 e 91 rispettivamente, non sono affatto menzionati. In Figura 87 sono riportati i francobolli granducali presenti in Collezione nella varietà H49, ovvero due singoli sciolti da 6 crazie, emissione su carta filigranata con linee ondulate verticali, in due differenti colorazioni dell’inchiostro, in azzurro il #548 e in blu il #077, entrambi annullati con tracce di un datario circolare in nero; ancora un 6 crazie della seconda emissione in coppia, il #154d, in colorazione azzurra e annullato con un PD in nero; un 6 crazie della prima emissione il #148; un 4 crazie della prima emissione il #168d, annullato con un muto a barre di Firenze in nero; un 2 crazie della seconda emissione annullato molto leggermente con un datario in nero (#486).
La caratteristica principale per la quale la varietà H49 è conosciuta e dalla quale prende il nome è la 70 indicata in Figura 88. Si tratta di una deformazione circolare, presente esattamente al centro dell’Elemento 9 ovvero del rettangolo centra che contiene il leone, che si estende dal mento dell’animale, copre la parte inferiore sinistra della criniera, la parte superiore sinistra del torso fino a lambire il ginocchio posteriore sinistro, l’inizio della zampa anteriore sinistra, passando poi sulla parte superiore destra dello scudo. Il disco che costituisce la “macchia” consiste di una superficie frastagliata, dove si possono intravedere alcune piccole formazioni globulari. L’origine di questa anomalia va ricercata probabilmente in una imperfezione del metallo utilizzato per il conio dello stereotipo che porta questa varietà, in particolare nella disomogeneità dei materiali primi che lo costituivano.
Altro elemento tipico della varietà H49 è l’ampia falla (negativo, ovvero assenza di stampa) estesa orizzontalmente verso destra a partire dall’altezza della caviglia della zampa anteriore sinistra del leone (Dettaglio 71 di Figura 88). La falla 71 è stata ritenuta simile nella forma a quella della Sardegna e per questo motivo alcuni filatelisti, tra cui anche CM, inseriscono il nome dell’isola italiana nella descrizione di questa varietà.
Tipica della varietà H49 è la deformazione dell’estremità sinistra del Segmento 5 della cornice esterna, che presenta, procedendo da destra a sinistra, prima una piccolissima falla sul lato superiore, seguita immediatamente da una piccola protuberanza verso l’alto (Dettaglio 72 in Figura 89). Questo dettaglio è visibile in tutti gli esemplari mostrati in questo post ed anche negli esemplari mostrati dagli autori LG e CM nei loro manuali.
Anche il Dettaglio 73 evidenziato in Figura 90 sembra essere tipica della varietà H49. Si tratta di una falla (assenza di stampa), esattamente in corrispondenza di uno dei puntini che si trovano tra le due cornici dello scudo, in particolare, il quarto a salire sul lato sinistro partendo dalla base. In alcuni casi la falla risulta attaccata alla linea interna dello scudo. Anche questa particolarità, non menzionata dagli autori LG e CM ma presente in tutti gli esemplari presenti in questa Collezione, è visibile negli esemplari mostrati da LG, mentre risulta appena accennata nell’esemplare mostrato da CM. Altre particolarità molto spesso presente nella varietà H49 sono la 74 e la 75 mostrate in Figura 91. La prima è l’interruzione della congiunzione tra i Segmenti 1 e 2, che interessa in realtà solo il secondo nella sua estremità inferiore, mentre la seconda è una deformazione dell’intero Segmento 1 che risulta più spesso nel solito e con forma tipica sia dell’estremità sinistra, dove si nota una lieve protuberanza verso l’altro, sia dell’estremità destra, dove sono presenti due piccole cuspidi, una rivolta verso sinistra ed una rivolta verso l’alto.
Ciò che deve essere notato è che dei sei esemplari della varietà H49, cinque presentano le deformazioni 74 e 75, mentre in uno, il 2 crazie della seconda emissione (in basso a destra in Figura 91), lo spigolo in basso a destra, congiunzione dei Segmenti 1 e 2 risulta di forma normale. CM non menzionano affatto i particolari 74 e 75 e quindi non parlano del fatto che in alcuni casi, i più frequenti, questi sono presenti, mentre negli altri non ve ne sia traccia. Dall’altro lato LG discute di questi particolari ed assegna la loro presenza ad un secondo stadio della varietà H49, che sarebbe intervenuta in un determinato momento durante la vita dei cliché. La faccenda in realtà non è di banale spiegazione in quanto, anche come si può vedere dagli esempi mostrati in questo post, due esemplari della varietà H49, stampati nei primissimi tempi dell’emissione granducale (verosimilmente nel 1851), il 6 crazie #148 in alto a sinistra di Figura 91 e il 4 crazie #168d in alto al centro sempre di Figura 91, come si evince dall’intensa colorazione azzurra della carta, tipica delle prime emissioni appunto e dalla filigrana a corone, presentano i Dettagli 74 e 75, mentre il 2 crazie #486, in basso a destra di Figura 91, stampato in tempi di molto successivi in quanto su carta filigranata con linee ondulate verticali (verosimilmente nel 1857), non presenta ancora queste deformazioni. Questo dettaglio è secondo me molto importante per capire e dimostrare il processo adottato per la stampa dei francobolli granducali di Toscana. Preparazione delle tavole di stampa dei francobolli granducali Una spiegazione per il fatto che un francobollo (#486) nella varietà H49 stampato nel 1857 non presenti le deformazioni tipiche del secondo stadio, mentre francobolli stampati nel 1851, ovvero sei anni prima, presentino tali deformazioni, può risiedere nelle modalità con cui venivano preparate le tavole di stampa ed il loro utilizzo prolungato nel tempo. Prendendo come certo il fatto che gli stereotipi utilizzati per la stampa dei francobolli granducali non furono mai ritoccati, ovvero aggiustati una volta deformati a causa dell’usura, possiamo pensare che la tavola di stampa utilizzata per la produzione del francobollo #486 fu in realtà fabbricata già nel 1851, prima che venissero prodotte quelle utilizzare per la preparazione dei francobolli #148 e #168d. Secondo questa ipotesi quindi, la stessa tavola di stampa utilizzata per la produzione del 2 crazie del 1851 fu utilizzata anche per la produzione del 2 crazie del 1857. Tre francobolli gemelli I tre francobolli di Figura 92, da sinistra a destra numeri #154d, #548 e #077 sono francobolli gemelli omozigoti, nel senso inteso all’interno di questo blog. Per essere più precisi i primi due da sinistra sono tra loro gemelli omozigoti+ e a loro volta sono omozigoti con il terzo a destra. Il concetto di gemellarità dei francobolli granducali è stato introdotto nel Post#05 descrivendo i due pezzi mostrati in Figura 66, il #531 ed il #474b, tra loro omozigoti +. Come si può notare dai dettagli riportati in Figura 92, i tre francobolli sono molto probabilmente stati prodotti con la stessa tavola di stampa. Questo si può dedurre dal fatto che tutti e tre sono l’impronta dello stesso cliché della vignetta, l’H49 S2, probabilmente dello stesso cliché per il tassello del valore (sembrano essere identici anche se non ci sono particolari deformazioni che possano darci ulteriore conferma attestandone l’unicità) e sono “circondati dallo stesso intorno”. Con l’essere circondati dallo stesso intorno si intende dire che, per quanto è possibile vedere grazie ai margini abbondantemente ampi, ciò che si può scorgere di ciò che si trova attorno sembra essere identico, in particolare riferendosi al Dettaglio 78, una piccola segnatura d’inchiostro in basso dell’Ornato 4, presente in entrambi i pezzi #154d e #548 ed il francobollo che si trovava alla destra di quello in esame.
I Dettagli 76 (angolo 2 congiunzione tra i Segmenti 2 e 3 smussato), 77 (interruzione del Segmento 2 in alto all’altezza dell’Ornato 2) e 79 (parte terminale in basso del Segmento 2 leggerissimamente piegata verso l’interno) infatti, sono tipici della varietà G4 (LG), il che significa che in tutti e tre i casi i francobolli avevano come compagno di tavola di stampa alla destra, lo stesso cliché della vignetta. Da quanto detto quindi, possiamo chiamare i primi due francobolli come gemelli omozigoti + in quanto sono impronta della stessa posizione della stessa tavola di stampa e sono stati prodotti utilizzando lo stesso tipo di inchiostro e di carta. Il terzo, il #077, differisce dai primi due per il tipo di inchiostro utilizzato, leggermente diverso. Il pezzo #154d in realtà fa parte di una coppia orizzontale riportata per intero in Figura 93, che porta due annulli P.D in nero.
Un 2 crazie dalle molteplici caratteristiche Il 2 crazie #486 è un altro di quei pezzi che ha molto da raccontare, anche se si tratta di un “semplice” 2 crazie della seconda emissione, tra i francobolli del Granducato di Toscana, forse quello dal valore economico minore. Come già descritto precedentemente, il #486 rappresenta un esempio di francobollo Granducale nella varietà H49, ovvero Grande Macchia, al primo stadio. Il francobollo è abbondantemente e simmetricamente marginato, usato, ma solo leggermente annullato con un datario circolare.
Una ulteriore particolarità di questo pezzo risiede nella filigrana, che contiene parte delle lettere presenti diagonalmente al quadro di stampa. In Figura 94 è riportato il pezzo #486, recto-verso con evidenziate nell’immagine a destra, le linee verticali ondulate della filigrana in celeste e le linee facenti parte delle lettere del testo in rosso. Per come era strutturata e posizionata la stringa di caratteri della seconda emissione, questa avrebbe dovuto interessate grosso modo 50 dei 240 francobolli di una intera tavola di stampa. Questo significa che circa un quinto dei francobolli stampati presentavano parte dei caratteri, la cosiddetta filigrana lettere, che significa che questi esemplari sono quattro volte più rari di quelli che presentano solamente le linee verticali ondulate. Come vedremo al momento della pubblicazione dei post sulla filigrana, grazie alla presenza delle tracce di lettere, possiamo supporre che il francobollo #486 occupasse la posizione 152 della tavola di stampa. Questo francobollo sarà riproposto al momento in cui verranno discusse le filigrane dei francobolli granducali. Un’affrancatura da 17 crazie per il Regno Unito Il francobollo #168d riportato nella Composizione 8 di Figura 87 fa parte dell’affrancatura mista di un frammento di frontespizio, il #168, riportato per intero in Figura 95, assieme ad un altro esemplare del 4 crazie della prima emissione e ad un 9 crazie, anch’esso della prima emissione.
I tre francobolli furono stampati su carta di un colore azzurro particolarmente intenso, tanto da dare l’impressione di essere fluorescente. Un’affrancatura di questo tipo, per 17 crazie, è tipica di lettere spedite dalla Toscana al Regno Unito, per la quale la tariffa apposta rappresentava il porto minimo inferiore a 6 denari. La convenzione franco-toscana infatti, in vigore dal primo di Ottobre del 1851 indicava una tariffa di 17 crazie ogni sei denari per le lettere franche a destino per il Regno Unito. Sono riconoscibili il datario circolare PD di Firenze con data del 16 Marzo del 1855, il bollo circolare in rosso di transito francese da Pont de Beauvoisin (visibile solo per metà) e il bollo circolare rosso di arrivo a Londra. Prossimamente … Nel prossimo post, l’ottavo di questo blog verrà descritta la varietà forse più interessante ed affascinante tra quelle riscontrate nei francobolli granducali, ovvero la H42, più comunemente conosciuta come “Ovetto”. Sarà l’occasione come fatto finora per mostrare altri pezzi della Collezione e continuare l’esplorazione del Collezionismo di Toscana. Webmaster: Tiziano Nocentini − © Copyright 2023 |