I Cinquecento Leoni di Toscana Post#09
~ ~ ~ ~ ~ ~ Introduzione Nell’immagine di testa di questo post, come si cerca sempre di fare, sono raggruppati in un’unica composizione grafica, gli elementi che rappresentano gli argomenti di questa pubblicazione, l’annullo a cuore di Firenze e le varietà B22, D2 e H45. Una piccola riflessione sulle varietà dei francobolli granducali Per la tecnica con cui furono prodotti i francobolli granducali, ovvero la tipografia, questi altro non sono in fin dei conti le impronte degli stereotipi utilizzati per la stampa. Quello che vediamo quindi quando guardiano un francobollo granducale altro non è che l’immagine speculare su carta del cliché della vignetta e del tassello del valore che ne stanno all’origine. Quando cerchiamo di determinare se un dato francobollo del Granducato di Toscana si presenta in una particolare varietà, non facciamo altro che indagare i micro-dettagli per cui il cliché che gli ha dato origine differisce da quello standard, analizzando l’impronta che ha lasciato sulla carta, ovvero il francobollo stesso. Il procedimento che seguiamo quando andiamo ad esaminare ogni singolo dettaglio del francobollo alla ricerca di una varietà quindi, può essere assimilato a quello che il computer esegue quando ricerca nella sua banca dati, la somiglianza di un’impronta lasciata sulla scena di un crimine dai polpastrelli della mano del criminale, con una già catalogata di cui conosciamo il soggetto possessore. Da questo punto di vista possiamo quindi dire che i francobolli granducali non sono altro che le “impronte digitali” dei cliché che li hanno originati.
Esattamente come accade per le impronte digitali umane, anche per le impronte dei cliché utilizzati per la stampa dei francobolli granducali, la ricerca minuziosa dei micro-dettagli che le caratterizzano, le cosiddette corrispondenze, permettono di risalire al “nome” di un individuo, ovvero al nome, o codice, dello stereotipo. Il muto a cuore di Firenze Dopo aver mostrato due esempi del muto a cuore di Livorno nel post precedente, in questo post descriviamo l’altro muto a cuore, quello di Firenze. Come esempio portiamo il pezzo #116 descritto in Figura 109, una striscia orizzontale di tre esemplari del due crazie della prima emissione, del colore tipico delle primissime tirature, che reca due impronte capovolte dell’annullo a cuore.
Si tratta di un annullamento non correttamente eseguito a ben guardare e quindi in parte anomalo, in quanto le due impronte in nero annullano si tutti i francobolli, ma non sono evidentemente passanti e quindi non certificavano l’appartenenza dell’affrancatura alla missiva su cui erano apposti. Il pezzo risulta di gradevole aspetto, molto fresco, i francobolli sono tutti perfettamente marginati e le impronte dell’annullo sono state impresse in modo chiaro. La simmetria della posizione dei cuori di Firenze contribuisce alla gradevolezza del frammento.
In Figura 110 sono riportati uno degli annulli a cuore di Firenze presenti sul pezzo #116 e quello di Livorno proprio del pezzo #541 presentato nel precedente post (Post#08), ruotati in modo da essere confrontati con le impronte estratte dal documento in formato Portable Document Format (PDF) visibile a questo link, a cura dell’Ing. Emanuele Sogno. Da notare che i due annulli, sebbene entrambi denominati “cuore”, ricordano la forma del cuore stilizzato che siamo abituati a vedere nei giorni di San Valentino, ma risultano tracciati in modo decisamente differente. Varietà B22 (F53) In Figura 111 è riportato un altro esempio del muto a cuore in oggetto, in questo caso come unico annullatore di un esemplare del sei crazie prima emissione, ampiamente e simmetricamente marginato. L’impronta, sebbene perfettamente riconoscibile è in questo caso impressa con minor inchiostrazione rispetto all’esempio di Figura 109 e curiosamente ancora in modo capovolto.
Il francobollo fu stampato su carta azzurrata, tipica delle prime tirature dell’emissione su carta filigranata con corone. Il fatto non deve sorprendere in quanto gli annulli a cuore sia di Livorno che di Firenze sono una eredità del periodo prefilatelico e si continuò ad utilizzarli anche in periodo filatelico, ma solo nei primi tempi, in quanto il loro uso terminò dopo pochissimi anni. Questo è il motivo per cui i due annulli a cuore si trovano prevalentemente come annullatori di francobolli delle prime tirature della prima emissione, raramente su francobolli di tirature più tarde e praticamente mai con francobolli dell’emissione con carta filigranata a linee ondulate verticali, entrati in circolo molto più tardi quando l’utilizzo dei due annulli a cuore era completamente caduto in disuso. Da notare che sia il pezzo #116 che il #571 rappresentano la stessa affrancatura da sei crazie. Mentre non stupisce l’esemplare da sei crazie #571, sorprende leggermente di più la striscia del 2 crazie del #116 annullata dall’ufficio postale di Firenze, che, essendo ovviamente dotato degli esemplari da sei crazie, avrebbe potuto evitare l’utilizzo di una striscia di tre francobolli, decisamente più ingombrante sul fronte di una missiva rispetto ad un singolo esemplare. Può chiaramente essere che in quel giorno l’ufficio avesse esaurito i valori da sei crazie e questo renderebbe l’esistenza di una striscia di tre del due crazie annullato a Firenze un caso alquanto raro, specialmente se effettuato con il muto a cuore, di per sé già di difficile reperibilità. Da sottolineare che il francobollo del pezzo #571 si presenta nella varietà B22, denominata F53 da CM nel loro manuale. LG codifica questa varietà con la lettera “B” in quanto i dettagli che la caratterizzano fin dalla sua comparsa nel panorama dei francobolli granducali ricade nella zona che l’autore chiama B, ovvero quella che in questo blog viene definita come Dicitura 1, ma che in realtà interessa l’Elemento 1, ovvero la cornice esterna. Nella Collezione da cui sono ripresi i pezzi mostrati in questo blog è presente un altro francobollo nella varietà B22, ovvero il #408a. I due francobolli sono mostrati affiancati nella Figura 112.
In Figura 113 sono evidenziati i dettagli tipici principali della varietà B22. Si tratta di due piccoli avvallamenti nel perimetro sinistro del rettangolo che costituisce la Dicitura 1 in corrispondenza dello spazio tra il nono (“L”) e il decimo (“L”) carattere e lo spazio tra il decimo (“L”) e l’undicesimo (“O”) carattere (Dettaglio 84). Altri dettagli tipici di questa varietà sono l’avvallamento della parte alta del lato destro dell’Ornato 1 (Dettaglio 85) e l’apertura dell’angolo basso destro sempre dell’Ornato 1, indicato come Dettaglio 86.
Altra caratteristica della varietà B22 risiede nell’angolo 2 ovvero la congiunzione tra i Segmenti 2 e 3 della cornice esterna. La tipicità di questo dettaglio, che è in realtà di difficile identificazione, consiste in una leggerissima piegatura della parte terminale in alto del Segmento 2 verso l’interno, a creare una piccolissima affossatura al momento della congiunzione con il Segmento 3. La riga rossa in Figura 114 punta verso quest’ultima.
La varietà D2 (F49) Il francobollo #408a fa in realtà parte di un multiplo, una striscia orizzontale di quattro esemplari del 9 crazie viola bruno scurissimo su carta intensamente azzurrata, bordo di foglio a sinistra, con presenza della riga di composizione completa per tutta l’altezza. Il pezzo #408 è mostrato in Figura 115, a formare la Composizione 8, assieme al pezzo #116 già discusso in precedenza e al pezzo #296, una coppia orizzontale del valore da 2 crazie emesso su carta filigranata con linee verticali ondulate ed annullato in modo molto leggero con il muto a cinque barre di Siena in nero.
La Composizione 8 è stata montata graficamente allineando verticalmente i tre francobolli della Collezione presenti nella varietà D2. La Mappa 8 di Figura 116 aiuta nella collocazione degli esemplari in oggetto.
La varietà D2 è facilmente identificabile dalla caratteristica scalfittura sul bordo esterno del Segmento 3 in corrispondenza del lato sinistro del primo carattere della Dicitura 2, indicato in Figura 117 come Dettaglio 88.
Altra caratteristica peculiare della varietà D2 è l’apertura del lato sinistro basso dell’Ornato 4, indicato come Dettaglio 89 in Figura 118.
La varietà H45 (Mc6) La striscia #408 oltre alle varietà B22 e D2, presenta anche un francobollo nella varietà H45, codificata come Mc6 da CM, l’esemplare a destra. Questa varietà fu identificata già da Cesco Giannetto, quindi di fatto una delle prime riconosciute nella storia delle varietà dei francobolli granducali di Toscana. Nel linguaggio comune questa varietà è conosciuta come “Zainetto” in quanto alcune delle deformazioni che la caratterizzano, sembra traccino una protuberanza sulla parte alta del profilo della schiena del leone, che ricorda la presenza di uno zaino sulle spalle dell’animale. In Figura 119 è riportato un montaggio grafico, la Composizione 9, dove i francobolli della Collezione nella varietà H45 sono disposti allineati verticalmente tra loro. La struttura della Composizione, che comprende gli ingrandimenti dell’elemento caratteristico della varietà in oggetto e del tassello del valore dei tre esemplari, ricorda una grande freccia che punta da sinistra verso destra, come a ricordare che nel pezzo centrale, la striscia #408, la varietà oggetto della composizione si trova appunto alla sua estrema destra.
In Figura 120 è riportata la Mappa 9 che permette di rintracciare le varietà dei francobolli dei pezzi che formano la Composizione 9.
Per fornire la possibilità di una più efficace osservazione delle caratteristiche della varietà H45, in Figura 121 i tre francobolli sono stati montati affiancati l’uno all’altro.
In Figura 122 è stato montato il francobollo #072 affiancato da una copia dello stesso in cui è stato tracciato un cerchio in rosso. Tale elemento grafico è stato posto nella zona interessata dalle micro-deformazioni tipiche della varietà H45 a ricordare l’immagine che nella mente dell’autore di questo blog si forma nel guardare esemplari che presentano questa particolare varietà. Il cerchietto in rosso va infatti in parte a ricalcare alcuni degli elementi tipici della H45, che possono infatti disporsi sopra un ipotetico elemento circolare.
Gli elementi grafici che possono disporsi sull’anello disegnato nell’immagine di destra in Figura 122 possono essere suddivisi da un lato nel Dettaglio 90, un arco di cerchio in positivo (stampa) ben visibile nell’esemplare #408d, ed una serie di falle di forma lineare, che si presentano come quattro piccoli trattivi in negativo (assenza di stampa, falle appunto), ben visibili nell’esemplare #072 (Dettagli 91, 92, 93 e 94). La stessa Figura 123 ci permette di osservare l’effetto di un differente grado di inchiostrazione della tavola di stampa sulla resa grafica nel prodotto finito, ovvero il francobollo. Dei tre esempi riportati, l’esemplare #126 risulta da una stampa in cui il quadro era relativamente più povero d’inchiostro, come si può capire anche dalla meno marcata tracciatura del Dettaglio 90. Anche il Dettaglio 92 risulta più grande nell’esemplare #126 rispetto al #072 dove fu utilizzato verosimilmente una maggiore quantità di inchiostro, osservabile anche in un più marcato Dettaglio 90. Per il #408d fu utilizzata evidentemente una ancora maggiore quantità di inchiostro, tanto che i Dettagli 91, 92 e 93 sono praticamente invisibili ed il Dettaglio 94 appena percepibile.
Altre micro-deformazioni caratteristiche della varietà H45 sono la scalfittura o scanalatura sul lato sinistro dell’Elemento 2, il rettangolo che porta la Dicitura 1, tra il secondo ed il terzo carattere, la “R” e la “A”, indicata in Figura 124 come Dettaglio 95. Come si può notare tale scanalatura diviene quasi impercettibile quando una grande quantità di inchiostro è utilizzata, come nell’esemplare a destra. Altra micro-caratteristica della varietà H45 è l’apertura dell’angolo in alto a sinistra dell’Ornato 1, anche in questo caso più o meno visibile a seconda del grado di inchiostrazione della tavola di stampa. Tre esemplari omozigoti+ I tre francobolli #072, #126 e #408d oltre ad essere l’impronta dello stesso cliché della vignetta, quello codificato come H45, sono anche impronta dello stesso cliché del tassello del valore. Come si può osservare dall’immagine riprodotta in Figura 125, i micro-dettagli che permettono di affermare che si tratti effettivamente sempre dello stesso “stampo” per la Dicitura 4, ovvero “9*CRAZIE”, sono molteplici. La caratteristica forma dell’ultimo carattere, la “E” (Dettaglio97), quella del primo carattere il “9”, che tocca inoltre il bordo inferiore del rettangolo che contiene la dicitura stessa (Dettaglio 98) e la forma caratteristica della base del penultimo carattere, la “I” (Dettaglio 99). Queste micro-deformazioni del tassello del valore per gli esemplari del 9 crazie si possono riscontrare simili anche in altri esemplari, ma difficilmente tutte assieme nello stesso, fatto che avvalora decisamente l’ipotesi che si tratti effettivamente del calco dello stesso cliché.
Il Dettaglio 100 di Figura 126, una scalfittura o addirittura una interruzione del Segmento 2 dell’esemplare adiacente alla destra di quello principale, visibile pressoché identico negli esemplari #072 e #126, ci permette di affermare che questi provengono molto probabilmente dalla stessa tavola di stampa, in quanto hanno lo “stesso intorno”.
Riassumendo quanto osservato finora riguardo ai pezzi #072, #126 e #408d possiamo dire che i tre francobolli:
da queste cinque osservazioni possiamo dire che si tratta effettivamente di tre esemplari “omozigoti+”, la cui definizione verrà fornita in futuro in un post dedicato alla parentela dei francobolli granducali. Il pezzo #408 possiede anche un’altra caratteristica molto interessante e non di facile reperibilità, ovvero la riga di composizione completa sul lato sinistro, mostrata nella sua interezza in Figura127 come Dettaglio 101.
In figura 128 è riportata l’immagine del verso del pezzo #408 dove è possibile osservare chiaramente la filigrana, di cui sono interamente visibili cinque delle sette perle che sormontano una corona e metà di una quinta, quella superiore del trittico centrale, oltre alle varie sigle dei periti che hanno esaminato il pezzo tra i quali, Guglielmo Oliva, Alberto ed Enzo Diena e Giorgio Colla.
Si può facilmente osservare che la filigrana fu impressa al verso del francobollo e come dimostreremo nel post successivo la filigrana stessa ci permette di risalire alle posizioni dei francobolli che costituiscono la striscia #408 nella tavola di stampa dei 240 esemplari, ovvero le 193, 194, 195 e 196. Esaminando il verso del #408 non si può non notare un particolare molto interessante, ovvero la macchia di colore azzurro, chiaramente visibile al verso e un po’ più difficilmente al recto (Figura 129). Si tratta di una caratteristica tipica dei francobolli stampati su carta azzurrata, come già spiegato in occasione della descrizione del pezzo #555 mostrato in Figura 43 del Post#04 di questo blog. Di questa caratteristica peculiare della carta azzurrata torneremo in un post dedicato in cui ne verrà spiegata l’origine e la natura.
Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un pezzo di grande versatilità dal punto di vista didattico e dello studio dei francobolli di Toscana. Le caratteristiche che fanno della striscia #408 un oggetto di grande interesse si possono riepilogare come segue:
Un diverso tipo di “parente” In Figura 130 è riportato il recto del pezzo #361. Si tratta di una striscia orizzontale di quattro esemplari del valore da due crazie della prima emissione, che presenta quattro impronte di un annullo PD in nero.
Il pezzo #361 viene introdotto in questo punto del post in quanto, osservando il suo verso, riportato in Figura 131, si può osservare che il frammento di filigrana visibile è esattamente lo stesso del pezzo #408 (si confronti con Figura 128).
Differentemente da quanto osservato per il pezzo #408, la filigrana nel pezzo #361 è impressa al recto, anche se risulta posizionata in modo pressoché identico rispetto ai francobolli.
In Figura 132 è riportata la porzione centrale della filigrana, quella che inquadra il trittico di perle che sormonta la corona, per i due pezzi. Si può osservare come la filigrana sia posizionata orizzontalmente in modo identico nei due pezzi, mentre verticalmente la differenza consta di circa tre millimetri. Da notare che l’orientazione della filigrana, ovvero la rotazione nei sensi orario e antiorario è identica nei due pezzi. Quanto detto rispetto all’orientamento della filigrana ed il posizionamento rispetto ai francobolli, dimostra come questi fossero costanti nel tempo e quindi riproducibili, se si considera che i due pezzi furono stampati verosimilmente in tempi abbastanza diversi, visto il grado di azzurro della carta, molto intenso nel caso del #408, totalmente assente nel caso del #361. Da ricordare che il grado di azzurro della carta era molto elevato nelle prime tirature, mentre andò affievolendosi con il passare del tempo fino a scomparire del tutto. Tornando al concetto di grado di parentela dei francobolli granducali, possiamo notare come i pezzi #408 e #361 siano parenti, sebbene alla lontana, ma di sicuro per quanto riguarda uno degli aspetti della filigrana. Come vedremo in seguito infatti anche riguardo la filigrana il grado di parentela può presentarsi sotto diversi aspetti. Seguirà … Nel post successivo descriveremo nel dettaglio la filigrana dei francobolli granducali della prima emissione e spiegheremo come effettuare il cosiddetto “plattaggio”. Webmaster: Tiziano Nocentini − © Copyright 2023 |