I Cinquecento Leoni di Toscana Post#10
~ ~ ~ ~ ~ ~ Introduzione La ricostruzione della filigrana dei francobolli emessi dal Granducato di Toscana è un argomento ad oggi di vivo interesse tra gli appassionati e cultori della materia. Esistono già versioni approssimate della grafica della filigrana con le dodici corone, che si possono reperire liberamente in internet e di cui una versione, forse la migliore, è riportata in Figura 133. Chiunque si sia cimentato nella ricostruzione della filigrana attraverso i frammenti della stessa riscontrabili nei francobolli pervenuti a noi fino ad oggi, si sarà reso conto di come essa si può presentare. È normalmente riconosciuto che la filigrana a corone della prima emissione dei francobolli del Granducato di Toscana può presentarsi in quattro modi possibili, ovvero impressa al verso o impressa al recto e in entrambi i casi può trovarsi dritta, ovvero quando, osservando i francobolli dritti le punte delle corone puntano verso l’alto, o capovolta, quanto le punte delle corone sono rivolte verso il basso. In realtà, ad una osservazione più accurata, le modalità con cui effettivamente si può trovare la filigrana della prima emissione sono il doppio, ovvero otto e nel testo che segue ne verrà data dimostrazione in modo sistematico e rigoroso. Descrizione della filigrana dei francobolli granducali della prima emissione Nella Figura 131 è mostrata la trama della filigrana utilizzata nella produzione della carta, impiegata per la stampa dei francobolli granducali. Il disegno complessivo è composto essenzialmente da due componenti, la prima lineare, ovvero un intreccio ortogonale di linee rette verticali e orizzontali, la seconda curvilinea, ovvero un insieme di linee curve a rappresentare una stilizzazione semplificata, per certi tratti infantile e forse cartoonesca, di dodici corone, normalmente definite “corone granducali”.
Le corone sono in totale dodici disposte in quattro righe da tre esemplari ciascuna, ovvero da tre colonne da quattro esemplari ciascuna. Le quattro colonne di corone sono separate tra loro da una linea orizzontale e una ulteriore linea è tracciata alle estremità sinistra e destra, linee che sono numerate dalla 1 alla 4 andando da destra a sinistra. Le quattro righe di colonne sono separate verticalmente tra loro da cinque linee rette orizzontali, e delimitate in alto (1, 2 e 3), la Riga 1 ed in basso la Riga 4 da tre linee rette orizzontali (19, 20 e 21). In totale quindi le linee rette che compongono il disegno della filigrana sono 25, quattro verticali e 21 orizzontali. In Figura 133 alle linee e alle corone è stato assegnato un numero progressivo in modo da poterle individuare univocamente in futuro nel testo del post, in rosso le corone e le linee rette, in celeste le colonne ed in verde le righe. Le due facce della carta filigranata Durante il processo di produzione della carta utilizzato nella fabbricazione dei francobolli granducali, la filigrana veniva impressa grazie ad un disegno realizzato direttamente sulla tela filtrante metallica che raccoglieva le fibre di carta dal bagno acquoso nel quale erano disperse. Questa tela era costituita da un fitto intreccio di fili metallici con trama (fili orizzontali) ed ordito (fili verticali), esattamente come in un classico tessuto per abiti, il cui motivo (pattern) è ancora oggi visibile in alcuni esemplari. In Figura 134 è mostrato un esempio di come il pattern lasciato sulla carta dalle microscopiche maglie della tela sia tutt’oggi riconoscibile nelle zone di stampa piena di alcuni esemplari non eccessivamente inchiostrati. In questo caso si tratta di un esemplare del valore da quattro crazie della prima emissione e nell’immagine in basso il pattern è ricalcato con linee in giallo per aiutare nel riconoscimento.
Immergendo questo filtro nella vasca dove erano state precedentemente disperse le fibre e successivamente estraendolo, veniva raccolta una certa quantità del liquido, del quale l’acqua fuoriusciva dal basso attraverso i microscopici interstizi lasciati liberi tra un filo metallico e l’altro, attraverso i quali le fibre della carta, più grandi ovviamente delle molecole d’acqua, non riuscivano a passare rimanendovi intrappolati. Una volta che gran parte dell’acqua era fuoriuscita dal basso della tela, sullo stesso rimaneva depositato un sottile strato di fibre di carta che, una volta rimosse pressate ed asciugate formavano il foglio sul quale si sarebbero stampati i francobolli. La superfice della tela però non era perfettamente omogenea, ma, come detto pocanzi, erano state praticate sullo stesso delle leggerissime protuberanze di spessore di pochi centesimi di millimetro (micron) a formare il disegno della filigrana riportato in Figura 133. Il risultato finale era che in corrispondenza delle protuberanze presenti sulla tela, lo spessore della carta risultava inferiore rispetto alle zone prive delle protuberanze, tanto che questa differenza poteva, e può ancora oggi, essere apprezzata guardando la carta in controluce.
In pratica, la faccia della carta che poggiava direttamente sul filtro al momento della produzione del foglio (Faccia F in Figura 135) veniva “solcata” dalle protuberanze, mentre la faccia opposta (Faccia O in Figura 135), quella che non poggiava direttamente sul filtro, risultava perfettamente piatta. In Figura 135 è tracciato uno schema di quanto appena detto dove sono mostrati in sezione il filtro con le protuberanze (in alto in grigio), il filtro con le fibre di carta depositate sopra (al centro) e la carta rimossa dal filtro (in basso in celeste). Sono indicate le protuberanze, le due facce della carta e i solchi lasciati sulla stessa. Stampa dei francobolli e posizionamento della filigrana Per evitare di disturbare la stampa dei francobolli la norma imponeva che questa avvenisse sulla Faccia O della carta, ovvero quella priva dei solchi della filigrana e quindi perfettamente piana e nel verso riportato in figura 133, ovvero con le corone la cui punta è rivolta verso l’alto, nella modalità che sarà poi chiamata “dritta”. Nel “caso ordinario”, una volta stampati i francobolli nella serie di 240 esemplari suddivisi in quindici righe da sedici esemplari per ciascuna riga, righe a loro volta suddivise in tre gruppi di cinque ciascuna (Figura 136), avremmo potuto girare il foglio orizzontalmente di 180° e avremmo visto i solchi della carta a formare il disegno delle linee e delle corone esattamente come è visibile in figura133.
Definiamo quindi la “Faccia A” come l’immagine della filigrana dei francobolli granducali che vedremmo ruotando orizzontalmente di 180° l’intero foglio di stampa contenente i 240 esemplari, nel “caso ordinario” (Figura 133). Definiamo inoltre la “Faccia B” come la faccia del telo filtrante sul quale effettivamente le fibre di carta venivano raccolte per la produzione della carta. Se potessimo guardare la tela filtrante con le sue linee di filigrana, vedremmo esattamente l’immagine della Faccia B (Figura 135b). Da notare che per convenzione la numerazione delle Corone si effettua da sinistra verso destra e dall’alto verso il basso sulla Faccia A. Di conseguenza sulla Faccia B, che è l’immagine speculare della Faccia A, la numerazione è scambiata da sinistra a destra.
È accaduto però e di questo ne abbiamo prova osservando i francobolli giunti fino a noi, che non sempre il foglio veniva posizionato sulla tavola di stampa “secondo procedura”. Poteva accadere che la carta, invece di essere sistemata in modo che quella che andava a toccare il quadro di stampa inchiostrato non fosse la Faccia O bensì la Faccia F, ovvero quella che presenta i solchi della filigrana. In questo caso si producevano francobolli che presentano la cosiddetta “filigrana al recto”, ovvero i solchi della filigrana sono osservabili sullo stesso lato della carta in cui è stampato il francobollo. Non solo, poteva addirittura capitare che il foglio di carta venisse posizionato in modo capovolto ovvero con le corone le cui punte erano orientate verso il basso, oppure che la tavola di stampa non venisse orientata sempre nello stesso modo, ma capovolta. In questi casi si otteneva quella che oggi viene definita come “filigrana capovolta”. Nel caso in cui si commetteva un doppio “errore” ovvero si posizionava il foglio con la Faccia F che andava a toccare la tavola di stampa e con le corone rivolte nel senso opposto ai francobolli, si andava creare quella che oggi definiamo “filigrana capovolta al recto”. Si può supporre che quest’ultimo caso sia quello meno frequente, appunto perché frutto di un doppio errato allineamento della carta con la tavola di stampa.
In figura 137 è riportato un esempio dell’ultimo caso descritto, probabilmente quello meno frequente. È possibile osservare dall’immagine che i solchi sono ben visibili sul fronte, grazie all’ombreggiatura creata dalla luce dello scanner utilizzato per generare l’immagine. I solchi risultano talmente ben marcati che si possono facilmente distinguere parti delle corone che puntano chiaramente verso il basso, come evidenziato in Figura 138 dove alcuni tratti degli elementi della filigrana sono tracciati in giallo.
Alcuni esempi pratici di “plattaggio” Forniamo ora alcuni esempi pratici di assegnazione della filigrana, che permettono di effettuare il cosiddetto “plattaggio” ovvero il riconoscimento della posizione del cliché che ha dato origine al francobollo all’interno della tavola di stampa comprendente 240 posizioni. Si deve premettere che il termine utilizzato, “plattaggio” appunto, non è da considerarsi propriamente corretto per stampe realizzate con tecnica tipografica vera e propria, ovvero stampando direttamente dai cliché metallici. Questo perché un quadro di stampa così costituito veniva smontato e rimontato ad ogni nuova tiratura, perdendo completamente memoria della posizione di ogni singolo cliché all’interno del “mosaico” di 240 esemplari. Si dovrebbe quindi più correttamente parlare di “plattaggio di ogni singola tiratura”, c he può in teoria differire completamente da quello di una diversa stampa. Ad ogni modo, come vedremo di seguito, è possibile in alcuni casi particolari, risalire alla posizione all’interno del quadro dei 240 francobolli che venivano stampati contemporaneamente sullo stesso foglio di carta ad ogni tiratura, di un determinato francobollo, grazie alla caratterizzazione degli elementi di filigrana che mostra. L’esercizio è chiaramente più semplice in presenza di multipli dove il frammento di filigrana è di solito più esteso e quindi più facilmente caratterizzabile. Nei casi che seguono quindi descriveremo la tecnica di “plattaggio per corrispondenza filigrana-posizione” pura. Caso#01 In Figura 139 sono riportati il recto ed il verso del pezzo #360, una striscia orizzontale di quattro esemplari del valore da una crazia. Come si può facilmente dedurre osservando il recto (fronte) del pezzo i solchi sono presenti su questa faccia del foglio di carta. Osservando invece il verso (retro) si nota chiaramente gran parte di una corona che chiaramente punta verso l’alto. Siamo quindi in presenza di “filigrana dritta al recto”, ovvero il francobollo fu stampato sullo stesso lato in cui sono presenti i solchi della filigrana.
Per determinare di quale delle dodici corone sia quella tracciata sulla carta del pezzo #360, occorre confrontare l’immagine in basso di Figura 139 con ognuna delle dodici corone mostrate in Figura 133 e osservare con quale combacia al meglio.
Ci si accorgerà che il disegno che meglio approssima la corona della striscia #360 è la numero 1, riportata ingrandita in Figura 140. Se si prova a far combaciare l’immagine in basso di Figura 139, ovvero il verso della striscia #360 con quella di Figura 140, ci si accorge che la sovrapposizione non è immediata. Per realizzare l’allineamento occorre creare l’immagine speculare orizzontale del verso del pezzo #360 o del disegno della Corona 1. Questo accade perché la stampa dei francobolli è stata realizzata sulla Faccia F della carta.
In Figura 141 il verso del pezzo #360 è stato sovrapposto al disegno della Corona 1 e, come si può vedere, i due combaciano in modo decisamente soddisfacente. Dico “soddisfacente” in quanto i disegni di Figura 133 sono una buonissima approssimazione delle corone della filigrana dei francobolli granducali della prima emissione, ma a causa probabilmente di una poco accurata riproduzione delle stesse dal formato cartaceo a quello digitale, le forme delle corone risultano leggermente distorte e in parte lievemente ruotate in senso orario. Veniamo ora al “plattaggio”, ovvero cerchiamo di individuare in quali posizioni della tavola di stampa erano collocati i cliché che hanno dato origine ai quattro francobolli del pezzo #360. Per fare questo dobbiamo sovrapporre l’immagine di Figura 133 con quella di Figura 136. In Figura 142 si è cercato realizzare la sovrapposizione necessaria a rintracciare le posizioni dei francobolli. Purtroppo, anche a causa della non accurata proporzione dell’immagine di Figura 136 con i francobolli reali, questo esercizio risulta solo un’approssimazione, seppure molto buona, di quanto sarebbe doveroso fare. Inoltre, all’incertezza concorre anche il posizionamento della carta che non avveniva sempre nello stesso identico modo. Nonostante ciò, l’immagine di figura 142 ci permette di affermare che molto probabilmente i francobolli della striscia #360 corrispondevano alle posizioni 33, 34, 35 e 36 della tavola di stampa, ovvero alle prime quattro posizioni della Riga 3. Il “probabilmente” è doveroso in quanto in base al posizionamento del foglio rispetto alla tavola di stampa, la filigrana poteva risultare traslata anche di una posizione sia in verticale che in orizzontale, in caso il taglio della carta per il posizionamento nella pressa di stampa non fosse stato realizzato correttamente. In base a questa ricostruzione quindi, il pezzo #360 sarebbe un margine di foglio a sinistra, cosa che non può essere confermata inequivocabilmente dagli elementi tipografici come una sufficiente ampiezza del margine a sinistra o addirittura dalla presenza della riga di composizione. L’unico indizio che può essere trovato del fatto che la striscia possa essere un margine di foglio a sinistra, osservando semplicemente il recto del pezzo, è la maggiore inchiostrazione del pezzo nella porzione sinistra, tipica dei margini di foglio, come verrà mostrato in un post futuro utilizzando ulteriori esempi di questo fenomeno.
In Figura 143 un ingrandimento della zona relativa alle posizioni appena individuate per i francobolli della striscia #360 è riportato e messo a confronto con l’immagine speculare della filigrana del pezzo #360. Come si può osservare la corrispondenza è decisamente soddisfacente.
Caso#02 Riproponiamo ora il caso del pezzo #408 discusso nel post precedente, la striscia orizzontale di quattro esemplari del valore da nove crazie bordo di foglio a sinistra. Avevamo affermato che la corona visibile al verso di questo pezzo era la numero 10, che riportiamo ingrandita in Figura 144.
Proviamo anche in questo caso a sovrapporre il verso della striscia #408 alla corona di Figura 144 per valutarne la similitudine. Il risultato di questa operazione grafica è mostrato in Figura 145.
Anche in questo caso le immagini delle due corone combaciano in modo sorprendentemente accurato. Nel post precedente avevamo detto che le posizioni dei quattro francobolli della striscia #408 erano, da sinistra verso destra, le 193, 194, 195 e 196, ovvero le prime quattro della Riga 13. Osservando l’immagine di Figura 142 possiamo comprendere come si sia dedotta la collocazione appena descritta. Per meglio evidenziare la corrispondenza con l’immagine speculare del verso del pezzo #408 e la relativa porzione di Figura 142, un ingrandimento a confronto è riportato di seguito in Figura 146.
Caso#03 A questo punto trattiamo la filigrana ed il “plattaggio” di un pezzo già mostrato in precedenza nel Post#05, il #275, una striscia orizzontale di cinque esemplari dai margini molto ampi. Che riproponiamo di seguito assieme all’immagine del verso, in Figura 147. In questo caso la filigrana è chiaramente presente al recto e capovolta. Proviamo ora a determinare quale delle dodici corone è visibile quasi per intero, quali sono le posizioni nella tavola di stampa dei cinque esemplari che compongono la striscia e quale faccia del filtro fu utilizzata per produrre la carta e la relativa filigrana.
Svolgendo un esercizio di comparazione simile a quello eseguito per il Caso#01 ed il Caso#02, della filigrana con ognuna delle dodici corone di Figura 133, otteniamo che la corona visibile al verso del pezzo #275 corrisponde alla Corona 7. Nell’immagine 148 l’immagine speculare del verso del pezzo #275, opportunamente ruotato e la Corona 7 sono sovrapposti a dimostrare l’ottima corrispondenza tra i due disegni.
Questo caso è analogo a quello del pezzo #360, ovvero filigrana al recto e per sovrapporla alla Corona 7 di Figura 133 si è dovuto farne l’immagine speculare. La simulazione del collocamento del #360 sulla tavola di stampa dei 240 esemplari implica in questo caso la rotazione della Faccia B della filigrana di 180°. L’ingrandimento della simulazione, riportata in Figura 149, predice che le posizioni occupate dai cliché all’origine dei francobolli della striscia, sono le 92, 93, 94, 95 e 96, ovvero le ultime cinque della Riga 6.
Da quanto ottenuto deriva che la striscia è un bordo di foglio a destra e che dovrebbe presentare l’interspazio di gruppo in alto. Purtroppo, il recto del pezzo non permette di convalidare la previsione per quanto riguarda il bordo di foglio in quanto non c’è margine sufficiente, mentre per quanto riguarda la presenza dell’interspazio di gruppo in alto, l’ampiezza del margine non solo è perfettamente compatibile con questa previsione, ma la avvalora. La descrizione completa della filigrana del pezzo #275, che la identifica in maniera inequivocabile, è quindi quella che segue:
Nel prossimo post … Nel Post#11 che segue verrà illustrato un metodo semplice per la codifica della filigrana e l’individuazione della posizione nel quadro di stampa dei francobolli granducali della prima emissione Webmaster: Tiziano Nocentini − © Copyright 2023 |
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